Aprire una partita IVA è il primo passo per dare il via ad una propria attività da lavoratore autonomo o come ditta individuale. Quando si decide di aprirla, si è soggetti a un regime fiscale specifico a seconda del tipo di impresa prescelto.
Ecco le informazioni necessarie e qualche esempio pratico per mettersi in proprio e riuscire a prevedere e controllare i costi.
Novità per i piccoli imprenditori
La novità del 2016 è che ora esistono solo due regimi: quello ordinario e quello agevolato, chiamato regime forfettario. Quest’ultimo va a sostituire il vecchio regime dei minimi, eliminando il limite di età di 35 anni. Rispettando i criteri di accesso e di determinazione del reddito imponibile è quindi possibile continuare a beneficiare dei vantaggi fiscali per sempre. Sicuramente si tratta di una buona notizia per giovani e meno giovani.
A partire dal gennaio 2016, chi apre una nuova attività ed è in possesso dei requisiti può beneficiare per 5 anni di un’aliquota sostitutiva agevolata al 5%, che dal sesto anno in poi passa al 15%. Per quanto riguarda l’IVA, chi opera nel regime forfetario è esonerato dal versamento dell’imposta, ma è necessario non superare i limiti di fatturato previsti. Per maggiori informazioni ti invitiamo a leggere il nostro approfondimento sul regime forfetario 2016.
Che cos’è il regime di contabilità semplificata?
La contabilità semplificata è un regime fiscale del quale possono usufruire le ditte individuali e le società di persone basate su attività commerciali che non portano a ricavi superiori ai 400.000 euro se offrono servizi e ai 700.000 euro se commerciano in beni. La differenza fondamentale rispetto alla contabilità ordinaria consiste nel fatto che le scritture contabili sono, appunto, semplificate, e quindi si possono risparmiare i soldi per il commercialista.
Che cos’è il regime di contabilità semplificata?
La contabilità semplificata è un regime fiscale del quale possono usufruire le ditte individuali e le società di persone basate su attività commerciali che non portano a ricavi superiori ai 400.000 Euro se offrono servizi e ai 700.000 Euro se commerciano in beni. La differenza fondamentale rispetto alla contabilità ordinaria consiste nel fatto che le scritture contabili sono, appunto, semplificate, e quindi si possono risparmiare i soldi per il commercialista.
Come funziona l’IVA?
Quando si apre un’attività in proprio con regime ordinario è necessario gestire l’IVA, sia per gli incassi che per gli acquisti di beni legati alla professione. Per farlo bisogna usare un registro, in cui da un lato viene elencata l’IVA a debito e dall’altra quella a credito: la differenza determina la somma dovuta al Fisco. Questo processo viene chiamato “autoliquidazione IVA” e si deve effettuare ogni mese per i professionisti con contabilità ordinaria oppure ogni tre mesi per quelli con contabilità semplificata. Ricordiamo che il debito IVA va pagato subito, mentre il credito viene scalato nel periodo successivo.
Esempio pratico di calcolo dell’iva
Supponiamo che in un trimestre si vendano prodotti per 1.000 euro più IVA e si sostengano costi per 500 euro più IVA, entrambi con aliquota 22%. Il totale incassato dalla vendita delle merci è quindi di 1.220 euro e il totale pagato per i costi è di 610 euro.
Di conseguenza l’IVA da versare su 1000 euro è di 220 euro, mentre il credito IVA maturato grazie ai costi sostenuti è di 110 euro. Il saldo da versare sarà la differenza tra l’IVA a debito meno l’IVA a credito, nel nostro esempio di 110 euro.
Esempio di calcolo tasse sui redditi per partite iva in contabilità semplificata, regime ordinario
L’attività fattura 100.000 euro, sostiene costi interamente deducibili (includendo i contributi INPS) per 70.000 euro. Pertanto si pagheranno le imposte sui redditi sui rimanenti 30.000 euro alle normali aliquote.
Quali sono gli eventuali svantaggi della contabilità semplificata?
Uno degli svantaggi che derivano dal fatto di usufruire del regime di contabilità semplificata è che il controllo della gestione dell’impresa è reso difficile dalla mancanza dei registri contabili che possono rivelarsi molto utili, ad esempio, in caso di accertamenti fiscali. Per questo motivo, anche nel caso in cui si rientri nel regime di contabilità semplificata può essere utile tenere comunque una serie di registri anche se ciò non è obbligatorio. Si tratta di spendere un po’ di più per delegare un esperto alla compilazione di tali registri, ma questa spesa può essere ben ripagata nel momento in cui dovesse presentarsi la necessità di dimostrare in dettaglio tutti i movimenti contabili e finanziari relativi all’attività dell’impresa.
Quali sono gli altri costi di gestione per la partita IVA?
La partita IVA è obbligatoria per chi svolge un’attività commerciale non occasionale e guadagna più di 5.000 euro all’anno. L’apertura della partita IVA non ha costi di per sé, ma ci sono alcune spese da prevedere. Le ditte individuali devono sostenere la spesa per l’iscrizione alla Camera di Commercio, con il diritto camerale che si attesta sui 60 euro annui e la pratica per l’iscrizione che costa circa 36 euro. In base al tipo di attività svolta e al regime fiscale del quale si usufruisce, bisogna anche tener conto degli eventuali costi per il commercialista e per il notaio che deve redigere l’atto costitutivo della società, a cui aggiungere anche quelli dei bolli e degli altri tipi di diritti.
Quanto dovrò versare per i contributi INPS?
Oltre alle tasse obbligatorie da sostenere, va considerata anche l’INPS. A livello previdenziale è necessario distinguere tra partite IVA come ditte individuali o come lavoratori autonomi. Per i primi, l’iscrizione all’INPS è nella gestione artigiani o commercianti. Per i professionisti iscritti ad un ordine, invece, è obbligatoria l’iscrizione alla cassa previdenziale di riferimento, mentre quelli non iscritti devono iscriversi e versare i contributi alla gestione separata INPS.
Per tutti i professionisti freelance, consulenti e, in generale, per tutti gli iscritti alla gestione separata l’aliquota è fissata al 27,72%. Un discorso a parte meritano artigiani e commercianti, per i quali i contributi previdenziali INPS ammontano a circa 3.600 euro all’anno (suddivisi in 4 rate da versare ogni trimestre). A questo occorre aggiungere una quota a percentuale calcolata in base al reddito dichiarato, in caso si superino i 15.548 euro l’anno. Dall’inizio del 2016, però, è previsto uno sconto del 35% sul minimale per chi aderisce al forfetario.
Bollo sulle fatture regime forfetario 2016
Tra le altre spese, ricordiamo che per i contribuenti nel nuovo regime forfetario 2016regime forfetario è inoltre dovuto il bollo sulle fatture, se di importo superiore ad euro 77,47. L’imposta di bollo che va assolta acquistando un contrassegno telematico, (ex marca da bollo, da 2 euro o attraverso il bollo virtuale su fattura elettronica) è obbligatoria in quanto dette operazioni non sono soggette ad IVA.
Iscrizione all’inail
Un altro costo obbligatorio per chi apre una partita IVA è quello dovuto per l’iscrizione obbligatoria all’INAIL, ossia l’istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro, che si aggira intorno ai 100 euro.
Come posso risparmiare?
I costi di gestione hanno un impatto grande sul risultato dell’attività, specialmente durante i primi anni dove ogni Euro conta. Il modo più efficace per risparmiare sui costi di gestione è quello della contabilità online. Utilizzando ad esempio Studio Frisacco tutto costa molto meno, anche se il servizio è di ottima qualità ed ti viene assegnato un Dottore Commercialista che puoi consultare ad ogni momento.
Studio Frisacco resta a disposizione per ulteriori e migliori chiarimenti.